L’Italia una e trina: Renzi, Grillo e Berlusconi.
Questa è la cornice e, al tempo stesso, la lente di osservazione di un sistema paralizzato e sull’orlo della paralisi, in attesa della svolta che sembra non arrivare mai, nonostante l’entusiasmo renziano.
E’ questo il banco di indagine della quinta edizione del Piccolo Festival della Politica: provare a capire il prossimo futuro che vivranno gli italiani.
“La politica ha bisogno di un nuovo inizio, dopo essere rimasta bloccata per vent’anni, a destra e a sinistra, a causa di gruppi dirigenti invecchiati, screditati, più dediti all’autoconservazione che a salvare il Paese dal declino. Il cambiamento necessario non verrà dalla somma di speculari debolezze, né dall’antipolitica che le assedia, ma da una nuova generazione di leader e attivisti determinati a ridare dignità e forza alle istituzioni democratiche creando finalmente le premesse di una normale democrazia dell’alternanza. Con partiti non più drogati dal finanziamento pubblico o da quello privato di uno solo, aperti alla partecipazione, capaci di pensare e decidere in maniera plurale. Con un parlamento reso meno costoso e più forte dal superamento del bicameralismo, con meno chiacchiere in Transatlantico e più lavoro nelle commissioni, indennità trasparenti secondo standard europei, un sistema elettorale che consenta ai cittadini di scegliere i singoli parlamentari e il Primo ministro. Con leader posti effettivamente nelle condizioni di governare che dopo due o tre mandati al massimo vengono sostituiti”. (Liberiamo la Politica prima che sia troppo tardi. Salvatore Vassallo, il Mulino 2014)